Pubblicato da: queloilmessia | 26 Maggio 2020

La storia dell’ Osservatorio Astronomico del Tuscolo

di Stefano Gallozzi (riproduzione consentita citando l’autore)

La prima pietra per la costruzione dell’Osservatorio Astronomico del Tuscolo (oggi di Roma) venne posta nel lontano 1939; la costruzione proseguì nonostante lo scoppio della seconda guerra mondiale, anzi si trattò di una delle poche oper pubbliche portate avanti durante la guerra.

Alcune testimonianze storiche narrano come durante una visita del Führer, Adolf Hitler in Italia, il dittatore germanico, passando nelle vicinanze del lago di Albano di fronte alla magnificenza dell’ Osservatorio della Specola Vaticana a Castel Gandolfo chiese al suo corrispettivo italiano il duce, Benito Mussolini, se quell’edificio fosse per caso l’Istituto Nazionale di Astrofisica Italiano. A quella domanda il Mussolini rispose negativamente in quanto spiegò che si trattava dell’Osservatorio del Vaticano. A tutta risposta il gerarca nazista si propose di donare il telescopio per quello, che sarebbe divenuto il principale osservatorio dello stato italiano. Alcune speculazioni storiche giustificano la donazione con la celebrazione dei 400 anni della morte di Galileo ed altre con lo scambio de il Discobolo Lancellotti, nota opera d’arte, copia romana in marmo pario della celebre scultura di Mirone, essendo Hitler, particolarmente appassionato di opere d’arte, ma di fatto è fuori di ogni ragionevole dubbio come, se oggi sia disponibile un osservatorio sulle pendici del Tuscolo sia per via della stretta interazione tra i due dittatori.

Si tratta infatti di un evento storico ben definito e ben documentato. Nell’atto ufficiale, tuttora disponibile, è scritto espressamente: “Nella mia qualità di Führer e di Cancelliere del Reich germanico, prego Benito Mussolini, Duce del popolo, che diede al mondo il grande inventore e scienziato Galileo Galilei, di gradire in dono un telescopio Zeiss ed insieme l’intero arredamento per un Osservatorio Astronomico, e ciò in segno di omaggio e di amicizia.”.  A questa donazione seguì il mandato dato direttamente da Mussolini ad Emilio Bianchi di realizzare l’Osservatorio Astronomico Nazionale come riportato in vari documenti anche essi tuttora disponibili.

Sebbene il sito non fosse particolarmente adatto ad osservazioni astronomiche, si decise di identificare la collina di monte Ciuffo alle pendici del Tuscolo come sito per la costruzione del nuovo osservatorio, sia per la sua posizione prospiciente Roma, la capitale d’Italia, sia per la presenza nel comprensorio di reperti archeologici di una villa romana (successivamente denominata villa Matidiae Augustae in nome della cognata di Augusto, che vi dimorava), LINK.

Il sito alle pendici del Tuscolo rappresentava quindi per il regime il sito più scenografico disponibile, in perfetto stile fascista per connettere in linea d’aria la capitale d’Italia Roma, culla dell’impero romano, che nell’ antichità dominò il mondo, con l’Istituto Nazionale Italiano per l’Astrofisica, che avrebbe avuto il compito di studiare le stelle, “vedere ed essere visto” dalla capitale del “nuovo impero”.

Le immagini dei progetti originari dell’Osservatorio del Tuscolo infatti mostrano come le pareti erano in perfetto stile fascista ricoperti di marmo travertino bianco per risplendere ed essere ben visibile a livello monumentale direttamente dal centro della capitale (persino la recinsione doveva essere visibile da Roma come una grande muraglia incastonando le due aquile romane all’entrata).

Nel 1942 venne addirittura istituito un vincolo di rispetto (LINK) come decreto regio (a firma di Mussolini come capo del governo fascista) per evitare che nell’intorno dell’osservatorio sorgessero altre abitazioni, che potessero inquinare il luogo, alterandone la bellezza, sia a livello luminoso sia ambientale. Tale vincolo resistette oltre 60 anni, mantenendo pressoché intatto il territorio monteporziano, fino ad incontrare il governo Berlusconi che lo abolì, dichiarando che non era più necessario avere quel vincolo perché non c’era più l’Osservatorio Astronomico del Tuscolo (evidenza delineata dal fatto che nel corso degli anni il sito aveva cambiato nome in “Osservatorio Astronomico di Roma”!). Si suppone che tale abolizione fu strumentale e “richiesta paesana” volta a soddisfare sopraggiunti interessi speculativi nel territorio. Sono comunque in atto azioni volte al ripristino in sede regionale di tale vincolo, a tal fine si è costitutito persino un comitato di vigilanza e difesa ambientale con sede in Monte Porzio Catone (LINK).

Il telescopio, costruito dalla ditta Zeiss (famosa industria di ottiche tedesche), che sarebbe stato donato da Hitler a Mussolini, non arrivò mai a Roma e nel 1944 i tedeschi, dopo il tradimento italiano si portarono via pure le cupole dell’Osservatorio. Il telescopio venne poi trafugato dall’armata Rossa, la quale, giunta a Berlino, lo requisì direttamente in fabbrica in nome del popolo sovietico come “bottino di guerra” e lo portarono nell’allora Unione Sovietica; venne quindi installato a Leningrado ed ancora oggi scruta i cieli di San Pietroburgo ed è chiamato amichevolmente “Telescopio Mussolini”.

Il Discobolo Lancellotti, scultura donata ad Hitler in cambio del telescopio rientrò poi in Italia, insieme a numerose altre opere d’arte trasferite, per opera di Rodolfo Siviero capo della Delegazione per le “Restituzioni”. Lo stesso accadde per le cupole dell’Osservatorio, requisite dalle truppe tedesche occupanti; la strumentazione ottica invece, requisita in fabbrica dai Russi rimase in Russia anche dopo la guerra.

A fine anni ‘90 gli allora direttori dell’Osservatorio di Roma, Roberto Buonanno, e di Teramo, Vittorio Castellani, “suggerirono”, nell’ambito di una collaborazione con l’osservatorio di Pulkovo, la restituzione del “Mussolini Telescope” all’Italia. Il telescopio originario non era però disponibile, in quanto in uso, quindi si concordò tramite una azione squisitamente politica ed animata dalla collaborazione tra l’Osservatorio di Roma, l’Osservatorio d’Abruzzo e l’Osservatorio di Pulkovo di San Pietroburgo, il trasferimento/donazione di un altro telescopio riflettore infrarosso chiamato Azt-24, che venne poi posizionato nella stazione osservativa di Campo Imperatore, sul monte Gran Sasso in Abbruzzo.

L’Azt-24 è un telescopio con uno specchio da 1.1 metri di diametro, che viene usato per osservazioni alle lunghezze d’onda del vicino infrarosso (ovvero tra 1000 e 2500 nm). Al fuoco di questo telescopio è montata una fotocamera infrarossa, un oggetto molto complesso che ha bisogno di un sistema criogenico per funzionare, poiché deve necessariamente essere raffreddata a temperature intorno ai 200 gradi centigradi sotto lo zero.

Nei primi anni 2000 la cupola dell’Osservatorio Astronomico di Roma venne allestita una biblioteca storica ed una esposizione museale permanente con scritti antichi, strumenti, astrolabi, meridiane e telescopi appartenenti per lo più al museo del Collegio Romano dei Gesuiti e parte del museo Copernicano di villa Mellini a Roma sulla collina di Monte Mario (LINK), sede burocratica dell’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica, di cui l’Osservatorio di Roma è uno degli istituti italiani; a Monte Mario è presente anche la Torre Solare (LINK) e la Torre del Primo Meridiano d’ Italia (LINK). Nelle ale dell’ Osservatorio Astronomico di Monte Porzio Catone è allestita una mostra storica permanente (LINK).

Nel parco dell’Osservatorio, oltre ad essere presenti terme ed anfiteatro della villa romana, sono stati costruiti altri edifici e distaccamenti/laboratori, inoltre da progetto originario e sue valorizzazioni future era previsto un percorso conoscitivo per i visitatori in modo da organizzare eventi divulgativi e manifestazioni all’aperto in grande stile (VEDI QUI IL TOUR VIRTUALE GUIDATO).

All’osservatorio del Tuscolo l’unico strumento funzionante (e lo fu per soli pochi anni), fu il telescopio dell’Università di Edimburgo, che si installò in uno degli edifici minori adiacenti nel parco, edificio detto poi “cupola degli scozzesi”.

Dal 1988 i ricercatori dell’ Osservatorio Astronomico di Roma svolgono la loro attività di ricerca presso la sede di Monte Porzio Catone, che offre una struttura ottimale da un punto di vista logistico ed organizzativo.

Ad oggi gli unici strumenti osservativi funzionanti all’osservatorio Astronomico di Roma sono l’ MPT, il Monte Porzio Telescope, principalmente utilizzato per le serate di divulgazione e il telescopio solare che partecipa assieme ad altri osservatori sparsi per il globo ad un continuo monitoraggio dell’attività della nostra stella, il Sole.

La sede di Monteporzio include alcune infrastrutture dedicate alla divulgazione scientifica (LINK) quali l’AstroLAB, Laboratorio interattivo di Astronomia aperto al pubblico ed alle visite scolastiche (LINK), il LightLab, Laboratorio della luce (LINK) e l’ MPT, Monte Porzio Telescope (LINK), telescopio didattico.

La struttura ha comunque costituito un polo di attrazione per altri centri di ricerca. L’area tuscolana , infatti, è divenuta una delle zone più caratterizzate, in Italia, da una intensa e qualificata attività nei settori scientifici e del terziario avanzato ospitando le sedi di: ENEA, ESA, INFN, CNR, ISPESL, del Centro servizi della Banca d’Italia, oltre all’ Ateneo di Tor Vergata e alla nuova sede dell’ASI, Agenzia Spaziale Italiana.

Nonostante non siano presenti telescopi scientifici, l’Osservatorio Astronomico di Roma è uno degli istituti scientificamente più prolifici di tutto il mondo utilizzando ed analizzando i dati provenienti dagli strumenti e dai telescopi in tutto il mondo oltre che dallo spazio (LINK) in collaborazione stretta con l’ ASI, Aagenzia Spaziale Italiana, di cui un piccolo distaccamento dell’Osservatorio di Roma svolge assiduamente attività scientifica e si chiama SSDC, Space Science Data Center.

Bibliografia:

Rodolfo Maria Strollo, “L’Osservatorio Astronomico del Tuscolo, Rilevamenti e Progetti” ARACNE ISBN: 978-88-548-1112-6


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